mercoledì 18 dicembre 2013

Poi non ci si lamenti dei verdi berici...

A chi sostiene che le carte dei Colli Berici siano troppo verdi, si consiglia una visita alla foresta Amazzonica da dove il nostro inviato ci ha spedito queste due carte... per la cronaca, la prima carta è relativa ad una gara a pseudo-memory nel quale si correva con una carta su cui era segnato solo la prima lanterna e ad ogni punto si trovava un pezzo di carta con il punto successivo. Il nostro alfiere, nonostante la sua tecnica "a bigolo", non è riuscito a vincere lamentando l'errata posizione di ben 2 lanterne che avrebbe avvantaggiato il suo diretto concorrente.



lunedì 9 dicembre 2013

Campionato Veneto in Notturna - Martellago


Si chiude il 2013 o comincia il 2014... l'inutile domanda funge esclusivamente da preambolo per iniziare il post odierno... A Martellago la lista partenti non è quella delle grandi occasioni però so già che ci sarà da sudare contro Christopher, Federico e MicF. Io adoro le notturne e non mi piacciono le score, mass start con sequenza obbligata e farfalle è il minimo compromesso.
Prima di proseguire rilancio uno spunto che la FISO sembra proprio non voler sentire... perchè c***o avete cancellato la Coppa Italia in Notturna, perchè non esiste un Campionato Italiano in Notturna, perchè in Italia (a quanto mi risulta) non esiste una gara in notturna a sequenza obbligata con partenza a scaglioni? non dico addirittura in bosco, almeno in campagna o in collina? Mah...
Ad ogni modo alle 18.05 parte il primo lancio, nella strettoia iniziale perdo già di vista i miei avversari e nell'incertezza opto per la soluzione più diretta, under the line, è più lenta, chissene... Al primo punto sono 10" dietro Christopher ma ovviamente c'è troppo casino per capire qualcosa... la farfalla non è molto difficile, molto corribile e all'uscita vedo MicF che punzona poco avanti a me la 11°. Per la 12° facciamo scelte diverse, più diretto io, lui più largo. Alla 12° ho l'impressione di essere solo e inizio la parte cittadina, non particolarmente interessante se non per un paio di minime scelte. Dato che sembra facile decido di complicarmi la vita e alla 14° mi faccio venire un abbaglio, alcuni metri dopo aver punzonato mi convinco che il lucchetto che chiude la stazione aveva il codice 63 invece del codice 67 (che non avevo controllato sulla stazione). Piuttosto confuso vengo raggiunto da MicF il quale non avendo controllato i codici non si è fatto venire le mie paturnie... Il resto della gara è una campestre su strada con un solo errore alla 18° dove vado lungo. Alla fine sono 4° dietro a Venezian, Gallo e MicF che nella parte cittadina hanno pestato nettamente più forte di me.

Sul sito Erebus è possibile vedere gli allenamento in notturna che stiamo facendo, questo è l'ultimo


Non potevo chiudere senza dare a Stegal la tessera di membro onorario dei prigionieri politici catturati per l'orienteering... per chi sa di cosa stiamo parlando questo LINK significa qualcosa.

giovedì 7 novembre 2013

WOC in trincea


Dopo la simpatica pizzata di domenica sera a Vicenza è ripartita alla volta della Svezia l'ultima squadra partecipante ai training camp pre WOC2014. Operativamente si è trattato di 4 mesi intensi con il gotha dell'orienteering mondiale che è sceso sugli altopiani di Veneto e Trentino per testare i terreni dei prossimi mondiali.
E' stata quindi un'occasione speciale per incontrare e conoscer il top dei top: è inutile sottolineare quanto sia spietato confrontare alcune di queste realtà con il movimento italiano, di certo è impressionante vedere da vicino la dedizione (a volte maniacale) con cui questi atleti affrontano questi campi allenamenti, poi basta sbirciare le camerate per rendersi conto che sono umani anche loro :-)

Quindi bei ricordi e belle maglie che finiscono in un cassetto che però non si può nemmeno chiudere dato che molte squadre hanno già programmato nel dettaglio il 2014 e si stanno organizzando di conseguenza
un gran lavoro per il quale devo ringraziare i miei insostituibili compagni Leprotto, Teo, Davide e la Fede.





Che non ci sia nemmeno il tempo di riposarsi lo dimostra il logo della 3 Giorni delle Trincee che riunisce le tre gare di selezione pre WOC 2014, la sprint Relay di Pergine Valsugana (31.5), la Coppa Italia Middle WRE del 1 giugno in Valgiardini e la Coppa Italia Long WRE di Barricata del 2 giugno: queste ultime su carte nuove...

PS per ora è inutile che andiate a cercare il sito internet che non è ancora on line, accontentatevi della pagina FB, al momento abbastanza minimale.

venerdì 11 ottobre 2013

WOC in progress!

Ormai meno di nove mesi ai WOC, e come sapete i preparativi fervono....in questa fase è importante far sentire coccolate le varie nazionali e i loro campioni...


...i quali (o le quali), si dimostrano ben felici di ricevere queste attenzioni...


Ovviamente non manca la soddisfazione per aver reso un servizio così grande alla comunità orientistica italiota...


Ma il massimo è incontrarli, i campioni!







Un ringraziamento speciale a Giuliana, ospite del nostro blog come fumettista, e a "The Voice - Paparazzo" Stegal, per il servizio fotografico a documentare l'accaduto! :)

lunedì 7 ottobre 2013

O-Marathon 2013


Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare... e gli altri scoppiano. Ieri io sono scoppiato. La 6^ edizione della O-Marathon degli Altopiani si annunciava senza dubbio come la più impegnativa di sempre, sotto tutti i profili, tecnico, fisico e psicologico: una one man relay con 4 giri da 3, 5, 7 e 9 km sulla carta di Passo Coe. I sadici organizzatori hanno pensato bene di porre i percorsi in ordine crescente di lunghezza... Per l'Erebus una insolita compagine sale a Malga Melegna: io ed Eugenio che arriviamo con 2 edizioni a testa come bagaglio, Edoardo e Brenno all'esordio... manco a dirlo in Elite, cosa significa avere dei cattivi esempi...
La gara è stata ad eliminazione: Cosimo dopo 2 giri deve fare un lungo pit stop per cambiare scarpe, mettere il nastro per proteggere le dita dei piedi dalle unghie che vi si stavano conficcando e cambiare la maglia termica dato il repentino calo di temperature, Edo cede durante il 3° loop, Brenno regge bene e chiude il 3° poco dietro Cosimo ma poi, saggiamente, si accontenta. Il migliore è il veterano Eugenio che conduce una gara tattica con Stegal, poi pensa bene di prendere a scarpate un sasso, gli si stacca un'unghia ma non ancora domo parte per il 4° giro. Anche Cosimo riesce a iniziare l'ultimo loop... il ritmo è quello da passeggiata in centro con la morosa che guarda le vetrine, quando però arrivo al 6° punto e realizzo che ho saltato il 5° la situazione si complica, per orgoglio risalgo al 5° e poi faccio come la volpe con l'uva... le ultime sette lanterne sono una noiosa sequenza di prati e sentieri, con pochissime scelte, poca tecnica e molto fisico... mi autoconvinco che per me può bastare e rientro facendo gli ultimi tre punti.
Spero davvero il prossimo anno si ritorni alla classica formula del percorso unico! almeno per come intendo io, la O-Marathon è un viaggio con carta e bussola, meglio se fatto in compagnia, con una partenza e un arrivo, che magari possono coincidere, ma la formula del criceto massacrato è stata veramente troppo dura per le mie scarse attuali condizioni. Alla prossima!

MAPPE
O-Marathon - 1° giro
O-Marathon - 2° giro


Ori Marty Raus

lunedì 9 settembre 2013

Aprica - Campionati Italiani 2013


Se il fair play è rispettato, di solito, il più forte vince sempre. Non ci sono terreni, tracciati o condizioni atmosferiche che modifichino sostanzialmente i risultati: questa premessa per dire che se la Federazione decide di far disputare i Campionati Italiani Long su una carta senza un centimetro pianeggiante e con un bosco un po' ostico, è dovere di tutti gli aspiranti al titolo farsi trovare preparati per l'appuntamento clou dell'anno, in Puglia qualcuno si sarà trovato meglio, magari qualcun altro sarà stato favorito sabato all'Aprica. Questo non mi toglie il dubbio riguardo le ragioni che spingono società a cartografare aree a dir poco disagevoli logisticamente (mi viene in mente la grande carta in Val dei Mocheni) e non così spettacolari dal punto di vista dei terreni.
E' evidente che ci sono altre logiche, però credo anche che il movimento orientistico stia perdendo sempre più di vista la componente tecnica ed agonistica in favore di altri obiettivi (visibilità, sponsor, promozione). Non sono assolutamente contrario al fatto che il nostro sport esca dai boschi e si renda più visibile, accessibile e raggiungibile anche dai non addetti, però il trend recente, dal punto di vista agonistico ci allontana sempre più dalle altre nazioni leader...

Poi ci sono gli errori, a volte responsabilità individuali, altre vere e proprie falle organizzative nelle quali persino gare importanti come i Campionati Italiani sono regolarmente incappate (non ci siamo dimenticati il crash informatico ad Asiago 2011). In vista dei prossimi WOC2014 questi non sono segni di grande salute, d'altronde non mi sento di accusare persone che per giorni, settimane e mesi, dedicano gratuitamente il proprio tempo all'organizzazione di questi eventi; solo credo sia auspicabile un innalzamento qualitativo. Per il nostro livello attuale non sarebbe nemmeno da citare il fatto che non abbiamo più una sola gara in notturna in bosco degna di questo nome, non dico le gare degli svizzeri che fanno 20kmsf con partenza individuale... (questo è un mio pallino però è incomprensibile la logica con cui una commissione calendari riesce ad azzeccare regolarmente le date di 10mila e Jukola sovrapponendoci delle gare nazionali, geniale!).


Dopo questa varia e forse inconcludente digressione avrete capito che sabato la gara non mi è piaciuta per nulla, il terreno ed il tracciato non mi sono piaciuti, ma certamente sono considerazioni soggettive, se poi fossero condivise allora una riflessione si impone. Certamente valida l'organizzazione complessiva del Comitato Organizzatore lombardo che ha monopolizzato un centro come quello di Aprica dove in ogni bar, campeggio o panchina riconoscevi orientisti... Da questo punto di vista l'evento ha avuto pieno successo.

Per quanto riguarda la staffetta senz'altro le cose sono andate meglio. Terreno più semplice ma adatto ad una staffetta con una prima parte con punti più tecnici ed una seconda assolutamente fisica e filante. Per la nostra staffetta A il rimpianto/certezza che salvo forse un'eccezione, da alcuni anni non riusciamo mai a far competere la staffetta migliore... Ieri un ottimo lancio per MicF che fa partire Cosimo in 3° posizione, per lui una gara attenta ma nella quale gli avversari vanno troppo forte per riuscire a stare incollato. Il terzo frazionista è un sorpreso Lepre che sabato mattina scopre che la sua prima gara dell'anno sarà la 3a frazione della staffetta EREBUS A. Davvero ammirevole la sua prova con cui chiudiamo all'11° posto.


questo cartello non l'avevo mai visto

martedì 3 settembre 2013

Campionato Triveneto staffetta - Val Malene


Quasi due mesi di latitanza dal blog, forse più per pigrizia che per mancanza di spunti... Un periodo con centinaia e centinaia di km macinati tra corsa e bici, con tante uscite in carta tra allenamenti e garette in Altopiano ma soprattutto per i training camp dei WOC2014 che da qui a fine mese vedranno arrivare ad Asiago e Lavarone il gotha dell'orienteering internazionale. 

Rimanendo all'Italia, domenica divertente preparazione in vista dei Campionati Italiani Staffetta del prossimo weekend. L'Erebus, con un'emoragia di atleti assoluti, è costretta a schierare la strana coppia Furia- Cosmo. Per il primo è l'esordio stagionale, il secondo non è abituato a correre in prima squadra. Furia fa un buon lancio riuscendo a tenere il treno dei primi fino a metà gara, poi contiene il distacco lanciando Cosimo in 10° posizione. Per lui una gara in totale solitudine fino al 12° punto dove viene raggiunto dal duo Seppi-Meneghel con il quale conclude la gara.

La staffetta dei Campionati Italiani è ancora avvolta dal mistero...

il primo lancio con MA e WA

lunedì 15 luglio 2013

WOC 2013, e mo' son c***i...


Chiusi i WOC2013 finlandesi, ora più di prima scatta il count down per l'arrivo dei WOC in Italia. Due anni fa avevamo scatenato un interessante dibattito al termine dei mondiali transalpini, quella volta c'eravamo, quest'anno no quindi lasciamo alla folta truppa italiana presente a Vuokatti il compito di giudicare. Quello che mi sento di dire, rileggendo quel post, e guardando la realtà attuale è che... non c'è molto da dire... siamo ancora fermi... ad un anno dai WOC in casa credo sia difficile sperare in qualche exploit, la speranza, però costa poco... Unico personale plauso a Michela Guizzardi, capace di centrare 3 finali su 3, l'unica insieme a Simone Niggli, che essendo notoriamente di un altro pianeta, rende ancor più significativo il riconoscimento a Michela.

La sfida che attende ora l'Italia è duplice, dal punto di vista tecnico e organizzativo. Gli ultimi mondiali in Italia, JWOC 2009, erano stati un successo solo per il secondo aspetto, speriamo i prossimi lo siano almeno da quello stesso punto di vista, sarebbe un gran bel risultato, non saprei dire se meno difficile del raggiungimento di prestigiosi piazzamenti nelle gare, agli esperti l'ardua sentenza  :-)

Chiudo con un rapido report per rivivere le emozioni delle gare finlandesi...

TV finlandese -> finale sprint donne
TV finlandese -> finale sprint uomini
TV finlandese -> finale long donne
TV finlandese -> finale long uomini
TV finlandese -> finale middle uomini + donne
TV finlandese -> staffetta donne
TV finlandese -> staffetta uomini

Tutto il GPS tracking dei WOC2013

Tutti i risultati dei WOC 2013

PS - per quanti non capissero il senso della foto in copertina, si tratta di Faig Baghirov, primo azero a gareggiare ai WOC, un'esperienza certamente entusiasmante. Nessuno più di lui ha saputo ammirare i boschi di Vuokatti. E attenzione che promette finali per il prossimo anno... bella forza   :-D


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Qualche mese dopo Papa Tone, siamo lieti di annunciare Papà Tone


lunedì 8 luglio 2013

Diari di uno Scairanner


Proprio nei giorni in cui il calendario mondiale dell'orienteering raggiunge il suo apice con i World Orienteering Championships a Vuokatti, in Finlandia, la testa di qualche membro dell'Er Team è temporaneamente e seriamente rivolta alla fine del mese. Quello che lo scorso anno era stato forse il più divertente ed indimenticabile racconto del Bardo, quest'anno verrà replicato con delle leggere variazioni sul tema.
E' difficile spiegare alle persone perchè ci si lanci in simili follie/avventure. Non posso certo dire di aver trovato le parole nell'ultimo libro che ho letto, però DIARI DI UNO SCAIRANNER è comunque il caso editoriale dell'anno dato che a poche settimane dall'uscita ha già raggiunto le 20.000 copie vendute (cit. Autore).
Il novello scrittore, il trentino Dario Pedrotti, è una celebrità nel mondo dell''orienteering italiano,  sportivo ambizioso, con autoironia e sincerità tiene un blog che fino pochissimi anni fa era totalmente incentrato su mappe e bussole ma che recentemente ha abbracciato con entusiasmo anche la corsa in montagna. Questa evoluzione è simile a quella che ha riguardato qualche membro dell'Er Team, in particolare negli ultimi 2 anni, notizia recente è l'eccellente prova del Bardo che ha chiuso gli 85 km della Lavaredo Ultra Trail in poco più di 13h.
E' proprio dal blog che nasce l'idea di mettere su carta tante avventure, piccole e grandi, vissute tra partecipazioni a skyrace ed uscite solitarie, gare di orienteering ed ultratrail.
E' una piacevolissima lettura nella quale moltissimi orientisti si ritroveranno per i pensieri, le paranoie, gli sbalzi umorali che caratterizzano le nostre gare: ma non si parla solo di orienteering, anzi... la maggior parte del libro è dedicata alle montagne, alla loro bellezza, alla loro conquista con una tenacia ed un'etica che non mi appartengono e che ammiro molto.
E' quindi con grande piacere che invito alla lettura quanti conoscono e apprezzano la scrittura di Pedro, ma soprattutto quanti, osservando le cime dei monti, immaginano quanto sarebbe bello salirli... questa lettura può essere il primo di moltissimi altri passi.

Buona lettura e... arrivederci al prossimo sogno...

La presentazione dell'Autore stesso
Per procurarsi il libro la casa è Edizioni31.

lunedì 1 luglio 2013

Ladies & gentlemen....The voice!

Gli spazi editoriali di spessore hanno talvolta l'opportunità di ospitare le grandi firme.
Pur non essendo di spessore, stavolta capita a noi ospitare un post della Voce che spesso rende emozionanti le gare di orientamento in giro per l'Italia (e non solo...)

Siamo alla numero 2....presto arriverà anche la 1, stavolta sul blog usuale e più consono...sedetevi comodi!



E voi dove eravate quel giorno?
Inutile girarci troppo attorno. Ci sono vittorie e vittorie. Sono belle quelle che giungono inaspettate, quelle sofferte, quelle inspiegabili e quelle conquistate all’ultimo secondo sull’acerrimo rivale. Ma ci sono anche quelle che rappresentano il trionfo di un’intera scuola sportiva, quelle che sono talmente sicure da costituire un motivo di legittimo orgoglio nei cuori dei sostenitori e dei tifosi di tutto un intero paese. Può capitare, talvolta, che qualcuna di queste vittorie la si conquisti addirittura giocando in casa, davanti al proprio pubblico, alla presenza dei propri rappresentanti ufficiali; quando succedono queste cose, la televisione non può che mostrare, con toni sempre più enfatici, il tripudio di bandiere con i tre colori che sventolano e garriscono al vento.

Sono quelle vittorie che abbiamo sognato fin da quando eravamo bambini, ed la gioia per il fatto che vengano conquistati dai nostri beniamini non viene svilita dal “come vorrei essere al loro posto…”. Si, dopo 6 racconti di vittorie che hanno portato il batticuore a quota 200 al minuto, è bello celebrare la vittoria di una macchina perfetta, messa a punto per conquistare la medaglia d’oro olimpica senza alcuna possibilità di errore. La macchina perfetta che rappresenta una nazione al meglio delle proprie possibilità. Sono loro i quattro eroi di questa settima storia: Sture, Vegard, Thomas e Bjorne. Talmente superiori, talmente perfetti e così ben assemblati che nulla può fermare la loro corsa all’oro, il 22 febbraio 1994 allo stadio Birkebeineren, davanti a centomila persone entusiaste ed al re di Norvegia

Nulla… salvo il sogno di quattro folli.

“Non è possibile”. Così chiosa il sottoscritto, non ancora speaker. E’ la mattina del 22 febbraio 1994, un martedì. Il programma della giornata prevede di non andare in Osservatorio a studiare per la tesi, di prendere un turno di riposo. Perché oggi è il giorno in cui si soffre, guardando in televisione la staffetta 4x10 olimpica di sci di fondo; una sofferenza che è il caso di affrontare da soli, preparandosi a tifare in modo sguaiato allo sparo del via e sapendo che prima o poi, di solito più prima che poi, il velo grigiastro della sconfitta arriverà a calare sulla competizione. Non siamo certo al “frittatone di cipolle, famigliare di Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero”… ma voglio sentirmi libero di smadonnare sguaiatamente in totale solitudine, senza avere tra i piedi (in casa) i genitori a limitarmi o a guardarmi allibiti.

E poi, mio padre ed io non parliamo molto spesso di avvenimenti sportivi e pronostici. Soprattutto quelli immediatamente futuri; lui tende a parlarmi solo degli avvenimenti passati, immediatamente passati, di cui magari mi sta allungando la videocassetta registrata mentre sono in Osservatorio, condendo la consegna con qualche frase di circostanza che regge il confronto con le gags Vianello-Mondaini: “Questa partita la devi guardare proprio fino alla fine!”; eh già… ho chiesto la registrazione di gara 1 di finale Lakers-Sixers per guardare solo il primo quarto della partita! Così, a 50 secondi dalla fine della partita e con i Lakers sopra di 5 palla in mano non mi è toccato che chiedermi “Vediamo adesso come riescono questi ad incasinare tutto!” (seguono i 5 minuti e 50 secondi più fantastici della carriera di Allen Iverson e vittoria Sixers). Oppure ancora, stessa serie finale: “Eccola registrazione della partita (gara 5). Comunque quei due sono troppo forti per chiunque”; dato che “i due” sono Kobe e Shaq, la mia risposta è stata “Grazie per la cassetta, papà. Stasera però ho da fare…”.

Per questo motivo, mentre aspetto che lui e mia madre escano di casa lasciandomi campo libero davanti allo schermo televisivo, rispondo “Non è possibile” quando mio padre annuncia serafico che Sandro Vanoi, l’allenatore della nazionale italiana di sci di fondo, ha deciso di schierare in prima frazione Maurilio De Zolt. La prima frazione della staffetta… quella sulla quale sembra essere stata gettata una maledizione, una autentica “curse of the first leg”; negli ultimi anni l’Italia ha schierato staffette sempre più forti, sempre più in grado di competere ad armi (quasi) pari con le corazzate nordiche, ma in ogni occasione mondiale oppure olimpica è mancata la lira per fare il milione. Di solito quella lira è costituita dalla prima frazione; se la squadra italiana “sopravvive” al primo affondo, sarà un altro anello della catena (ed uno solo) a bucare la gara. La maledizione “brucia” nel corso degli anni fondisti posizione nei 10 in un mondiale individuale: Silvano Barco, Christian Saurer, Albert Walder, Giuseppe Ploner, Gianfranco Polvara… Nel 1994 i tre cardini della staffetta azzurra sono Marco Albarello, Silvio Fauner e Giorgio Vanzetta per il quale si prevede la solita rincorda furiosa che consente ai giornali di scrivere a parziale lenimento della sconfitta “miglior tempo di gara per Vanzetta, in terza frazione” (un po’ quello che scriviamo sui blog, quando il vincitore della categoria ci da – mi da! – un distacco di 40 minuti ma… l’attacco al punto 6 come l’ho fatto io non l’ha fatto nessuno!!!). Per questo motivo quando mio padre, già sulla porta di casa, mi dice che Vanoi ha deciso di giocarsi il 44enne Maurilio De Zolt in prima frazione, rispondo “Non è possibile”. Non lo è per il rispetto che si nutre nei confronti del più vecio del gruppo, che ha già speso tanto nella 30 km di apertura. E non lo è perché si tratta di un rischio enorme: una formazione standard potrebbe avvicinare o garantire il bronzo, forse l’argento… l’oro no! L’oro è per quei quattro là, per quelli di casa che stanno vincendo tutto. Perché rischiare quindi?

La telecronaca è affidata a Giacomo Mazzocchi (si, quello di Bordin). Il tono è emozionato, ma nel sottofondo si coglie qualcosa di già pronto alla resa, le frasi di circostanza “se arrivasse un argento, sarebbe come un oro”, “un podio che sarebbe fantastico”… la medaglia d’oro appare lontana quanto può esserlo Anne Hathaway dalla mia sedia di scribacchino. Allo sparo del via! il piccolo fondista con 44 primavere sulle spalle si trova a fianco di due futuri campioni olimpici come Sture Siversten e Mika Myllylae. Primi chilometri ed è ancora tutto ok, il gruppo procede abbastanza compatto, la tuta blu dell’Italia è sempre a contatto del capofila, e nella testa scorre è un contachilometri al contrario che parte da “10 km” e pian piano erode metri su metri verso il traguardo della prima frazione. La tattica di gara prevista da Vanoi forse prevederebbe solo di tenere il ritmo dei primi il più a lungo possibile, per allungare la durata del sogno destinato presto o tardi ad infrangersi; invece De Zolt a tratti passa addirittura al comando… che sia già a corto di benzina e voglia provare a imporre un ritmo più blando? No, perché ad ogni attacco qualche vagoncino del gruppo si stacca… e la testa vorrebbe urlagli di stare tranquillo, di aspettare, di tenere le energie per gli ultimi strappi del percorso di Birkebeineren (esperienza che, anno dopo, non mi impedirà di pensare tutto ciò che ho già scritto in merito alla cavalcata di Schwazer…). Poi, inevitabile, nel secondo giro De Zolt si stacca, ma mancano davvero pochissimi chilometri, poi solo uno, poi solo qualche centinaio di metri che, per quanto possano essere duri nelle gambe e nelle braccia dell’azzurro, sono davvero l’ultimo salto verso il traguardo. Anche se davanti Norvegia e Finlandia tirano allo spasimo, quanto distacco si può accumulare in così poco spazio? Trenta secondi? Sarebbero troppi. Venti secondi? Sarebbero tanti. L’urlo che si leva da casa mia al passaggio del testimone a Marco Albarello risuona ancora “DAGLI QUEL FOTTUTISSIMO CAMBIO!!!”. Il cambio arriva 8 secondi dopo che Vegard Ulvang e Harri Kirvesniemi (mica Gianni & Pinotto) sono partiti. Il sogno dei quattro folli è ancora vivo…

Ora sul contagiri nella testa non scorrono più i metri che mancano al cambio, ma i secondi di distacco tra il duo di testa e l’Italia. Con le telecamere che riprendono la gara quasi per intero, basta fissare un punto sul quale passano gli sci del primo e poi cominciare a contare… uno… due… tre… quattro… cin(dove ‘azzo sei?)que… sei… set(dove ‘AZZO ‘AZZO sei?)te… ECCOLO! Sette è meno di otto, e sei è meno di sette; lo spazio è relativo, la salita accorcia la distanza e la discesa lo allunga, ma cinque secondi sono meno di sei e poi forse quattro sono meno di cinque. Quando il terzetto compare in fondo ad un’altra discesa… eh! ‘Azzo! Ma adesso sono praticamente insieme!!! Basta che Albarello stacchi il piede dal freno in fondo alla discesa ed il duo è diventato un trio, e per rendere le cose ancora più chiare l’italiano si porta persino in testa; sembra ad un tratto di rivivere la rissa di “Braa brakk staven” (va cercato su youtube) quando il contatto dei tre atleti (nel filmato di Holmenkollen erano due soli, il sovietico e il norvegese) sui due binari della tecnica classica diventa una vera e propria collisione! Adesso sono in tre e si può ricominciare a respirare: la prima parte della maledizione è stata superata indenne, ora bisogna indovinare quando capiterà il patatrac!, in quale punto del percorso e soprattutto a chi toccherà dare il proverbiale calcio al secchio col latte appena munto. Albarello da il cambio in testa a Giorgio Vanzetta…

… ovvero all’atleta di cui il primo ricordo risale a Lake Placid 1980… anche se quella volta gli toccò cedere a Wassberg nonostante lo svedese fosse finito a gambe all’aria a metà dell’ultima frazione. Vanzetta? Possibile che l’onere della sconfitta tocchi proprio a lui, a colui che per anni e anni di staffette aveva portato la croce nel tentativo di rimediare a distacchi epocali? Perché… non è che con l’Italia in testa a metà gara sia cambiato il mood di sottofondo: questi sono i norvegesi, qui siamo in Norvegia, tutti gli altri sono dei comprimari che partecipano alla festa casalinga come riempitivo per le posizioni dalla seconda alla ennesima! Invece nella terza frazione non succede nulla. Vanzetta per una volta non potrà fregiarsi dell’inutile e inesistente alloro del “giro più veloce”: al lancio dell’ultima frazione le squadre al comando sono ancora tre. Parte l’imperatore di Norvegia, Bjorne Daehlie, parte Silvio Fauner e parte Jari Isometsae. Il finlandese, in questa storia, è di troppo: qualche strappo in testa di Daehlie, e resta solo Fauner al suo fianco. Ovvero restano solo i vincitori della medaglia d’oro e l’Italia.

Piccolo salto avanti nel tempo. Campionati italiani a staffetta di Jenesien. Il narratore per il sito Fiso, nel descrivere l’ultimo giro della staffetta femminile, scriverà “nessuno adesso vorrebbe essere nei panni di Marina Simion in terza frazione a difendere qualche decina di secondi di vantaggio su due mastini come Laura Scaravonati e Heike Torggler; nessuno... tranne forse Marina stessa”. Quel narratore sono io, e quel narratore aveva bene in mente una cosa: Silvio Fauner. Probabilmente è l’unico in tutta Birkebeineren a sentirsi a suo agio nei panni di quello che veste la tuta con i colori sbagliati, quei colori diversi da quelli  centomila bandiere che ancora sventolano così sicure del risultato finale. Forse Fauner sente di avere le gambe che girano, forse tutte i terribili affondi che Daehlie mette in atto appena il sentiero si inerpica non ne intaccano la resistenza, sicuramente l’italiano ha le “bombe sotto i piedi” come tutti possono vedere nell’ultima discesa che, dopo 39 chilometri e mezzo, porta allo stadio: Fauner salta Daehlie e lo costringe a fare l’ultima curva stando al largo. Rettilineo finale. Daehlie accelera le frequenze… Daehlie passa… Daehlie passa… perché non passa?... non sta passando… non sta passando proprio!... il metro di vantaggio con cui Fauner è entrato sul rettilineo resta tale, ed il traguardo è lì, è sempre più vicino. E’ lì e non c’è nessun norvegese che possa spostarlo più lontano per dare ancora una chance ai norvegesi!

Fauner vince lo sprint. Ad aspettarlo pochi metri dopo il traguardo ci sono i nuovi campioni olimpici: il vecchio pronto per la rottamazione, quello che avevano dato del bollito ed infine il perfetto perdente di tante edizioni precedenti. Vincono con il loro sogno, perdono tutti gli altri. Come hanno vinto o vincerano altri sogni che non  il sogno che non hanno trovato posto nella mia rassegna, dal settebello maschile a Barcellona 1992 al setterosa femminile ad Atene 2004.

In verità non sempre il trionfo arride ai “brutti anatroccoli”… gli sfavoriti, i brutti, i perdenti-sulla-carta. Altrimenti non sarebbero tali, no?!? Ma non è meraviglioso pensare che in ogni gara, da quelle dei semplici amatori alla finale del Campionato dell’Universo, ci sia una chance per tutti di conquistare il primato? I sogni muoiono solo quando decidiamo di svegliarci, non certo al momento del via! o al primo suono del gong o perché qualche cosiddetto “esperto” ha così sentenziato.

Quanto la staffetta di Lillehammer possa essere rimasto nell’immaginario collettivo degli sportivi norvegesi (più ancora che in quello italiano) mi è parso chiaro quando mi sono cimentato come speaker ai JWOC in Primiero, anzi meglio: nella 5 giorni di contorno. Erano tantissimi i norvegesi scesi in Trentino per le gare, per tifare ai JWOC e non certo per ascoltare uno speaker come me. In occasione della terza tappa, avemmo nella stessa giornata a grandine (quando ho fatto la gara io), poi un sole splendido e poi in serata di nuovo la grandine. La gara terminava lassù sullo sperduto piazzale dell’Ecoqualcosa di S.Martino, dove non c’era una vera e propria arena-gara e dove quindi non dovevo condividere il microfono con nessun Timo o Lucie o Wolfgang; quindi Fabio Dalla Riva ed io siamo liberi di fare tutto il casino che vogliamo, mettere la musica, dare classifiche alla caxxo, prendere in giro chiunque e parlare al microfono di tutto quel che ci pare. Sono libero di intervistare Helena Jansson e dire che se non accenna subito a qualche passo di danza al ritmo di “Voulez-vous” degli ABBA non le verrà consegnato il premio per il primo posto Elite di tappa; sono libero di intervistare Allan Mogensen chiedendogli “Sai che sei l’idolo di un mio compagno di staffetta perché una volta ad un mondiale master ha fatto una lanterna meglio di te?” (segue il suo sguardo mooooolto perplesso). Ad un certo punto dall’arena-stadio di San Martino di Castrozza sale una notizia: gli atleti si stanno lamentando perché gli arrivi non se li fila nessuno, mentre su c’è un matto che mette la musica e fa commenti in sei lingue (tre le so, per le altre invento)!

Non so come e perché, Fabio ed io andammo a parlare di Lillehammer (forse era arrivato al tragiardo proprio qualcuno del locale orienteering team) ed io cominciai, nel mio basico inglese, a raccontare la storia della staffetta del 1994. Molti norvegesi abbandonarono il posto all’istante!!! Chissà… forse sono stati loro a raccontare che lassù lo speaker sembrava un matto. Sono convinto che non se ne siano andati perché erano stufi di sentire il mio “basico inglese”! Forse se ne sono andati quando hanno sentito una frase che ancora campeggia nel mio blog: ““Se non sapete cosa è successo a Lillehammer nel 1994, allora vuol dire che non siete italiani e non siete nemmeno norvegesi!”

Quella della staffetta italiana di Lillehammer 1994 è la storia che preferisco, è la vittoria sportiva italiana più bella che è rimasta impressa nella mia memoria, ma è anche solo la puntata “7 di 8”. Perché? La registrazione della staffetta di Lillehammer è, insieme ai tempi supplementari della prima finale di Coppa del Mondo di Rugby (Sud Africa – Nuova Zelanda … e se Clint Eastwood ci ha fatto un film, ci sarà un perché), quella che ho visto più spesso nel corso degli anni. Salvo un unico evento sportivo.

Per questo motivo c’è ancora spazio per una storia, anche se per una soltanto.

lunedì 24 giugno 2013

Alice e Diego


Bassano del Grappa -  sabato 22 giugno 2013

venerdì 21 giugno 2013

4° Coppa Italia a Fausior - new maps


Sarà stato il clima estivo/vacanziero, l'assenza dei top runner (escluso Michele Franco, of course) impegnati in Finlandia tra Jukola e raduni preWOC ma questa 4° prova di Coppa Italia è scivolata un po' in sordina nonostante i bellissimi terreni e la comunque buona partecipazione.
Proprio MicF, nonostante gli stravizi del giorno precedente, porta a casa un 2° posto in ME. Per gli altri si trattava di un'unica sfida dato l'abbinamento tra MA ed M35, il vincitore della sfida interna (?!) è risultato Sbarabausse in 87'.

MA - Cosmo
ME - MicF
MA - Sbarabausse

Hinterbech



Credo che sommando gare, allenamenti, sopralluoghi, aggiornamenti della carta, controllo punti, posa e raccolta delle lanterne io abbia corso ad Hinterbech non meno di 25 volte... che io sia un orientista scarso lo dicono i numeri eppure il gran numero di uscite dovrebbe darci un vantaggio... ma niente... questa carta continua ad essere uno dei terreni più tecnici, divertenti e difficili su cui abbia mai corso...
Un terreno che un paio di settimane fa ha divertito e impegnato anche Eva Jurenikova.

Bello l'allenamento a caccia di ieri con 13 Erebus+1 partiti a caccia. Vittoria per Simo, secondo Cris, terzo Cosimo.

ARCHIVIO DOMA

Few days left to register for the ORIENTEERING WORLD MASTER!


From the 2nd to the 11th of August 2013 will take place the World Master Orienteering Championships (WMOC 2013) in Sestriere and the Olympic Mountains of Torino 2006.

This year you will have the unique opportunity to join the WORLD MASTER and the WORLD MASTER GAMES of TURIN 2013! WMG 2013 will take place in Torino, the city that hosted the Winter Olympic Games in 2006.

Beautiful forest, brand new orienteering maps, beautiful landscape and fabulous FOOD!


The closing date is 30th of June 2013... hurry up!

www.wmoc2013.it

martedì 28 maggio 2013

Coppa Italia in Lessinia

Pubblichiamo di seguito i due percorsi MA di due persone che il tracciato non lo hanno corso. La prima carta è di Cosimo che ha saltato la gara per precarie condizioni di salute, la seconda contiene le scelte ideali del tracciatore Stefano Zonato




lunedì 13 maggio 2013

Valgiardini, croce e delizia


C'era un conto in sospeso con la Valgiardini... inutile farci tanti giri di parole, 2 anni fa, ai Campionati Italiani Middle, sono stati fatti degli errori che, complice il nubifragio nel giorno delle finali, avevano rovinato mesi di lavoro.
La gara di ieri, a mio parere, ci ha ripagato per buoni 2/3 della delusione del 2011. I terreni sono una garanzia, sui tracciati viene messa molta cura, il resto dell'organizzazione ormai è uno standard assodato... ora resta solo da capire come fare ad avere una giornata di sole pieno in Valgiardini e poi siamo pronti per il prossimo anno.

Chiudiamo con due appunti, il primo dedicato, con rammarico, a quanti, nonostante i nostri sforzi non sono riusciti a raggiungere il campo gara (non credo che il diretto interessato legga questo blog), speriamo la prossima volta vada meglio... il secondo dedicato alla piccola, affamata pascolatrice di animali selvatici qui sotto ritratta. E' anche merito suo se ieri nessuno si è spaventato... se non capite il riferimento cliccate QUI



giovedì 2 maggio 2013

Alta Via del Tabacco



L'AVT è segnata in verde
Ripercorrendo le orme di Dario, Tone e Furia che lo scorso anno avevano già fatto l'Alta Via del Tabacco, ieri, uno sparuto gruppetto di intrepidi si è nuovamente cimentato nell'impegnativo trail abbarbicato sul lato destro del Canale di Brenta. Circa 33km con 2800 mt di dislivello spalmati su un tracciato molto nervoso con pochi tratti in cui poter lasciar sfogare le gambe.



Dal Ponte degli Alpini di Bassano del Grappa sono in 3 a partire, Dario (suora capogita), SS e Alberto Barabusse. Dopo pochi km trovano Cosimo ad aspettarli al GPM insieme a Tanà. Fino a Campolongo il gruppetto procede compatto, ritmo tranquillo, quello che noi chiamiamo trekking veloce. Il sentiero è tanto bello quanto insidioso, sempre stretto e aggrappato alla ripida costa della montagna, a tratti è molto scivoloso per le passate piogge. Fortunatamente la segnaletica è perfetta e non ci sono incertezze. Tra sentieri lastricati, trincee e molti ruderi di vecchi insediamenti si arriva sopra all'abitato di Oliero. L'acqua scarseggia ma fortunatamente abbiamo notizia di una sorgente segreta che ci permette di ricaricare e proseguire verso Valstagna dove montiamo per un breve tratto sulla famosa Calà del Sasso.



Dopo Valstagna una delle chicche del percorso, una piccola grotta con una vasca scavata nella roccia che raccoglie le infiltrazioni  del terreno, ottima per un ristoro volante.

                                      



L'ultima lunga salita è quella per le Caserette e il Col delle Ventidueore, discesa nella Valgadena passando per il Covolo di San Gaetano e poi l'ultimo strappo, alcune centinaia di metri che però prosciugano le ultime energie residue. Una volta scollinati, la discesa a Costa è un piacevole diversivo.




Chiudiamo ringraziando l'Associazione Alta Via del Tabacco, per l'idea, l'ottimo sito ricco di informazioni e dettagli tecnici per compiere il percorso e per il perfetto stato in cui abbiamo trovato il sentiero.


Altimetria AVT - short edition